Un anno in America

Annagiulia - semestre in Nuova Zelanda

La mia esperienza negli USA

“Ho partecipato al bando del concorso del programma ITACA, un bando che assegna borse di studio per esperienze scolastiche all’estero, e, riuscendo ad entrare in graduatoria, sono partita per il mio anno in America.

All’inizio ero molto insicura e piena di domande, ma affidandomi ad un’agenzia che mi avrebbe seguito fino alla fine della mia avventura e partecipando a diversi incontri a Roma organizzati per l’occasione, sono riuscita ad ottenere tutte le risposte e le informazioni di cui avevo bisogno. La persona che mi ha incentivata di più a partire e ad accogliere la possibilità è stata mio padre, mentre mia mamma non era del tutto d’accordo. Poi, ho avuto anche l’opportunità di confrontarmi con miei coetanei che avevano già fatto questa esperienza e da lí le cose si sono molto più semplificate, al punto che ho deciso.

Sono partita il 14 Agosto alle 10:50 per il mio camp di 4 giorni a New York, ed è stato bellissimo.
Ho incontrato altri exchange students provenienti da tutto il mondo, e ho avuto modo di legare con loro grazie al tempo libero che ci lasciavano. Ho visto le magnifiche attrazioni della Grande Mela: dalla Statua della Libertà allo Skyline di New York, un bellissimo panorama che comprende i leggendari grattacieli di Manhattan. Sono stata anche alla stazione del Grand Central Terminal e al Bethesda Fountain & Terrace, a Central Park, un grandissimo parco dove si può ammirare una delle fontane più grandi di New York.

Una volta conclusa la mia orientation, sono partita il 17 Agosto alle 9:00, arrivando all’aeroporto di Chicago per poi prendere un altro aereo che mi avrebbe portato direttamente all’aeroporto di Harrisburg, in Pennsylvania. Lí ho incontrato la mia hostfamily, che mi ha accolta con molta felicità, e ho potuto così anche quelli che sarebbero stati il mio host brother e la mia hostsister.

Ho iniziato la scuola il 26 Agosto e ho frequentato la “JMS” (Juniata Mennonite School), dove sono cominciate le più belle amicizie che dureranno per sempre. Il programma scolastico in America è molto più semplificato rispetto al nostro, dal momento che sei tu a scegliere quali corsi frequentare e quale livello, eccetto per alcune materie che sono obbligatorie. Il rapporto che avevo a scuola con i miei insegnanti era piuttosto friendly, amichevole e privo di formalità, e i compiti si svolgono facilmente durante lo study hall, 45 minuti liberi che ogni high school lascia ogni giorno a tutti gli studenti per avvantaggiarsi il lavoro da fare a casa.
Alle 15:00 finivano le lezioni e avevo l’allenamento di calcio, e il bello è che tutti gli studenti partecipavano, quindi avevo la possibilità di vedere i miei amici subito dopo la scuola. Durante le partite ufficiali ci sfidavano gli studenti di altre scuole fino al torneo finale. La stessa cosa è accaduta con il basket, quando la stagione di calcio era ormai conclusa.

Con i fondi della scuola ho avuto anche la possibilità di andare in Giamaica, a Catadupa, per il mio primo viaggio di “missione”. Siamo stati ospiti di una comunità cristiana presso cui abbiamo alloggiato per una settimana, e il nostro obiettivo era quello di dare tutto il nostro contributo per l’edificazione di alcune strutture incomplete. Anche se lavoravamo tante ore sotto al sole, eravamo ripagati con la gentilezza e gratitudine degli abitanti del posto.
L’ultimo giorno della settimana prima di ripartire, ci siamo spostati verso la zona turistica e lo abbiamo trascorso al mare. Un bellissimo mare, circondato da resort e ristoranti magnifici, pieno di pesci coloratissimi e una spettacolare barriera corallina. Ho avuto modo di assaggiare anche il cibo tipico giamaicano come il Jerk Chicken: un piatto abbastanza piccante, principalmente per il modo in cui la carne viene cotta e spesso accompagnato con il riso. Al termine del nostro freetime ci siamo diretti in aeroporto per ritornare in America, mi dispiaceva tantissimo lasciare quel luogo così diverso, peraltro le nuove relazioni che avevo intrecciato con gli abitanti sapevo che difficilmente avrei potuto coltivarle da lontano al rientro.

Intorno alle ultime due settimane di marzo, l’America aveva iniziato a prendere le sue precauzioni per l’emergenza del Coronavirus, e la mia scuola era già stata chiusa da diversi giorni. Anch’io ho seguito il programma didattico online, e sebbene avessi più tempo per me stessa dato che il programma era molto più lento, avrei preferito comunque continuare ad andare a scuola, imparare altre cose nuove e non smettere di vedere i miei amici.
Tutti i programmi che avevo come il viaggio a Washington o incontri con altri exchange students sono stati cancellati, e ci sono state restrizioni riguardo agli incontri o alle uscite. Fortunatamente dove risiedevo io, era una zona distante dal centro e quindi potevo permettermi di prendere una boccata d’aria passeggiando; inoltre la Pennsylvania è piena di bellissimi posti e in quel periodo capitava spesso di fare escursioni con la mia hostfamily.

Sono dell’idea che poter studiare un anno all’estero sia una cosa che farebbe bene a tutti, ti fa conoscere nuovi lati di te stesso, ti mette davanti ostacoli che devi riuscire a superare da solo, dal momento che sei fuori dalla tua zona di comfort, ti permette di acquisire una mente più aperta, e ti fa uscire da quella “bolla” che è l’Italia. Se nella tua vita ti capita di avere l’occasione di poter studiare all’estero, che sia in un Paese europeo o extraeuropeo, ti consiglio di non perdere l’opportunità, perché può veramente cambiare tanti aspetti della tua vita.”

Noemi – Anno Scolastico, Stati Uniti

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